Nel percorso di follow-up dei pazienti affetti da patologie renali croniche, è frequente osservare un graduale peggioramento della funzione renale che, in molti casi, può evolvere in una condizione irreversibile. Proprio per questo motivo, è fondamentale che questi pazienti vengano valutati tempestivamente da un nefrologo. Un intervento precoce dello specialista consente infatti di pianificare in modo adeguato la terapia sostitutiva più idonea, evitando decisioni affrettate e situazioni di emergenza. Accade troppo spesso che il primo contatto con il nefrologo avvenga solo pochi mesi, a volte addirittura settimane, prima dell’inizio della dialisi. Questa ritardata presa in carico è spesso dovuta a paure e pregiudizi legati alla dialisi: il timore del trattamento, dei suoi costi, degli spostamenti, e del cambiamento radicale nello stile di vita.

Le opzioni terapeutiche sostitutive
Quando la funzione renale si deteriora a livelli critici, entrano in gioco le cosiddette terapie sostitutive renali, ossia tutte quelle strategie che mirano a sostituire le funzioni vitali dei reni compromessi. Tra queste, le principali sono:
- Il trapianto renale, che prevede la sostituzione del rene malato con un organo proveniente da un donatore vivente o deceduto.
- L’emodialisi e la dialisi peritoneale, tecniche che utilizzano principi chimico-fisici per depurare il sangue, ristabilendo l’equilibrio idro-elettrolitico e rimuovendo le scorie metaboliche.
A queste si affianca un’opzione non invasiva ma altrettanto rilevante: la terapia conservativa. Questo approccio si basa su un attento controllo farmacologico e dietetico dei sintomi, puntando a rallentare il declino della funzione renale e a migliorare la qualità della vita del paziente, anche in assenza di dialisi.
Un approccio multidisciplinare per una scelta consapevole
In questo contesto, il ruolo del nefrologo è centrale. Deve essere coinvolto fin dalle prime fasi della malattia, lavorando in sinergia con il medico di medicina generale e gli altri professionisti della salute. Solo così è possibile monitorare in modo efficace l’andamento della patologia, fornire informazioni chiare e complete al paziente e alla famiglia, e guidarli nella scelta della terapia più adatta, valutando ogni aspetto clinico, personale e sociale.
Dialisi e sostenibilità ambientale: una riflessione necessaria
Un ulteriore elemento di riflessione riguarda l’impatto ambientale delle terapie sostitutive. In particolare, l’emodialisi si configura come una delle pratiche mediche più energivore. In Svizzera, per esempio, una singola terapia emodialitica effettuata tre volte a settimana per un anno può produrre fino a 10 tonnellate di CO₂, a fronte di una media annuale pro capite di circa 14 tonnellate. Questo dato ha spinto le autorità sanitarie e scientifiche a riflettere sull’adozione di modelli più sostenibili, e ha portato alla creazione di gruppi di lavoro specifici sul tema. Alla luce di questi elementi, il trapianto renale rappresenta la terapia di elezione per molti pazienti con malattia renale avanzata. Tuttavia, la terapia conservativa si configura come una valida alternativa, soprattutto per quei pazienti per i quali le terapie sostitutive invasive non sono indicate o desiderate.
Affidarsi tempestivamente a un nefrologo di fiducia è il primo passo per affrontare in modo consapevole e sereno il percorso terapeutico, scegliendo non solo in base alla gravità della patologia, ma anche alla qualità della vita desiderata, al contesto familiare e ai valori del paziente. Per ulteriori informazioni e approfondimenti, vi consigliamo di contattare: Nefrocentro Ticino, diretto dalla Dr.ssa med. Claudia Ferrier Guerra. Sedi: Via Soldino 7, Lugano, Via Golf 40, Caslano. Tel. 091 950 91 85, info@nefros.ch, www.nefros.ch

Direttrice Nefrocentro Ticino