Il termine advocacy ha la sua origine nella definizione legale di avvocato o advocate definito come “persona che assiste, parla in favore, rivendica o raccomanda pubblicamente”. Ulteriore conferma si può rinvenire volgendo l’attenzione all’etimo del concetto stesso: dal latino advocatus, ovvero qualcuno chiamato a testimoniare qualcosa. Le azioni di advocacy sono dunque definite come “sostegno verbale o argomentazioni a favore di una causa”. Per l’assistenza infermieristica, l’advocacy rappresenta un principio fondamentale. Farsi garante nei confronti di un assistito ha lo scopo di aiutarlo a operare scelte consapevoli per la propria salute e di supportarlo nella difesa dei propri diritti. Gli infermieri svolgono un ruolo determinante nel processo di advocacy, in particolare in un periodo storico caratterizzato da cambiamenti del panorama sanitario e dei luoghi di cura, associati alla complessità crescente delle richieste di pazienti e caregiver. L’esperienza personale e professionale, l’identità e le competenze possedute dall’infermiere costituiscono precondizioni essenziali per l’advocacy. Gli attributi centrali del concetto sono rappresentati dall’agire come figura di interconnessione, rappresentare gli interessi e valorizzare l’autodeterminazione del paziente. Questo atteggiamento migliora la relazione terapeutica, il processo decisionale e la soddisfazione per le cure. In ambito sanitario-assistenziale i pazienti vivono situazioni di vulnerabilità psicofisiche, correlate sia direttamente allo stato di malattia, sia a condizioni socioeconomiche precarie e compromesse, che richiedono l’intervento attivo dell’intera professione infermieristica in tal senso.


Infatti, sebbene gli assistiti non debbano essere considerati fragili in quanto tali, questi potrebbero incontrare difficoltà nell’esprimere liberamente le loro opinioni e le loro scelte, per via della fragilità legata allo stato di malattia, dell’ospedalizzazione e/o di un vissuto di dipendenza nei confronti dei sanitari. Proprio in virtù di ciò che gli assistiti e i caregiver percepiscono c’è la necessità di identificare qualcuno che li supporti nel percorso decisionale legato al proprio stato di salute e che ne favorisca l’autodeterminazione. Pertanto, riconoscendo all’infermiere le conoscenze tecnico scientifiche e relazionali peculiari della professione, unitamente al ruolo di maggiore prossimità nei confronti dell’assistito rispetto ad altre figure sanitarie, è facile intuire come il paziente, inevitabilmente, elegga l’infermiere come colui che è in grado di difendere e sostenere se stesso, le rispettive famiglie e le comunità.
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